Il gioco, la socializzazione e la soluzione dei conflitti.

Il gioco, la socializzazione e la soluzione dei conflitti.

Al parco o ai giardinetti, a ogni genitore è capitato di assistere alla nascita di 'amicizie' e giochi improvvisati e gioiosi tra bimbi che non si conoscono. Tra i due anni e mezzo-tre, infatti, avviene il graduale passaggio dal gioco parallelo, in cui ogni bimbo gioca da solo accanto agli altri, a quello cooperativo (tutti insieme).
Questa è una tipica, e 'normale', tappa del processo di socializzazione che riguarda ogni bimbo.
Per questo motivo è cruciale per i genitori promuovere presso i bambini le attività all’aria aperta; in uno spazio aperto, nel gruppo, ogni piccolo impara a condividere, negoziare i conflitti (in modo graduale, scompare il classico 'è miooo!') e relazionarsi agli altri affinché il gioco possa continuare.
Il gioco, soprattutto insieme ad altri bambini, stimola il passaggio da atteggiamenti competitivi a quelli cooperativi in cui la soluzione di un dato problema -  il raggiungimento di un obiettivo ludico, ad esempio – aiuta a spostare l’attenzione dal “Se” al “Noi” come focus dell’azione strategica.
L’acquisizione di tale competenza supporta i bambini anche nella soluzione dei conflitti; saper opportunamente acquisire la prospettiva dell’altro (la cosiddetta empatia) è il primo passo per comprendere – nel caso di un conflitto – le ragioni dell’altro bambino cosicché la soluzione non sia semplicemente la forza di una presa di posizione individuale ma il raggiungimento di un accordo che, in buona sintesi, rappresenta un ragionevole compromesso che accontenta le aspettative dei contendenti.

Articolo scritto da: Dott. Giuseppe Ferraro
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